Riporto una interessante replica a un mio messaggio sulla PEC e la mia risposta.

- Scritto da: andy61
> fermo restando che la CEC-PAC non è il primo
> approccio alla comunicazione digitale, in quanto,
> almeno in Lombardia, la gente è già dotata, senza
> saperlo, di una smart card con cui potrebbe
> tranquillamente firmare documenti, il fatto di
> adottare soluzioni che si sà già in anticipo che
> andranno a morire, sia per la non
> interoperabilità con il resto del mondo (ma anche
> con il resto dell’Italia, visto che non è una
> PEC), significa posticipare l’evoluzione e
> buttare
> soldi.
>
> Tanto per fare una foto al portafogli degli
> italiani, guardiamo un po’ cosa di troviamo
> dentro:
> - tessera sanitaria (è una smart-card) (~50€ ?);
> - patente (è un plasticone inutilizzabile dal
> punto di vista informatico, e quindi sono soldi
> buttati);
> - carta d’identità elettronica;
> - smart card per la firma dei documenti digitali
> (~50€);
>
> ai costi di cui sopra andiamo ad aggiungere:
> - 50 milioni per le CEC-PAC;
> - 6€/anno per la PEC obbligatoria per legge per
> aziende e professionisti, oltre che necessaria se
> vogliamo eliminare le
> raccomandate;
> - 50€ per una smart card per poter firmare i
> documenti che
> trasmettiamo;
> - ~0.30€ a marca temporale, per lotti minimi di
> alcune centinaia (anche se dobbiamo mandare una
> sola
> raccomandata);
>
> In pratica sei ancora convinto che Brunetta si
> sia mosso nell’interesse degli italiani, e non di
> Poste+Telecom?
>
> Un ministro che vuole davvero innovare e
> semplificare avrebbe dovuto come
> minimo:
> - basarsi su standard aperti ed interoperabili
> con il resto del
> mondo;
> - unificare tutta la plastica che abbiamo nel
> portafogli in un’unica tessera con cui accedere a
> tutti i servizi della PA (e non
> solo);
> - aprire alla concorrenza, invece che creare
> l’ennesimo monopolio a cui, per di più, i soldi
> sono stati dati anticipati, d’ufficio, anche a
> fronte di un mancato utilizzo da parte dei
> cittadini.

Concordo su molto di quanto dici ma non sulle soluzioni.

L’iniziativa non è certo la prima ma è la prima nazionale.
La Lombardia è da un pezzo che si è mossa, erano presenti anche in SMAU, il problema è sempre uno, se lo Stato centrale non si muove le rivoluzioni nascono dal basso.
Quando finalmente il monolito si muove vanifica quasi sempre tutte le altre iniziative, anche se fatte meglio.

E’ il problema di tutte le centralizzazioni di soluzioni nate ‘nella periferia’, vale per lo Stato, per i dipartimenti delle università, per i reparti delle aziende ecc.
La soluzione … il sistema centrale si deve muovere per tempo.
Già … e se non lo ha fatto?

La ‘periferia’ si organizza da sola pur sapendo che sta per generare qualcosa che spesso verrà buttato, e qui ci sta di tutto di più, motivazioni etiche ‘devo avere una cosa che mi serve e non mi danno’ o meno ‘devo far girare dei soldi’, ‘devo inventarmi un lavoro per qualcuno’ oppure ‘devo farmi bello’ (il tutto a spese del cittadino).

Ed ecco che sulla firma digitale (su mille varianti) si sono mossi un po tutti, le USL, le Camere di Commercio, le Provincie, le Regioni ecc. ecc.

Il Governo arriva tardi e gli effetti sono proprio quelli che dici tu.
Poi magari quando arriva, arrivasse a unificare il tutto, arriverebbe il governo dopo a distruggere e si riparte da zero.

Ci vorranno anni e salteranno fuori mille altre certificazioni.
Hai ragione su molto, ma non penso oggi esistano alternative a generare la soluzione centralizzata (bella o brutta che sia), ma occorre il coraggio e la capacità di imporla.
Poi c’è tutto il tempo di correggerne debolezze e storture.

Per passare un sistema di questo tipo ai cittadini occorre un sistema capillare e riconosciuto come ‘accertatore credibile’, quindi penso che le Poste siano inevitabili, forse ci potevano stare anche le Banche (ma occorreva in qualche modo pagarle).