Che cos'ha in comune il problema degli orsi in Alto Adige con le guerre, sotto gli occhi di tutti oggi Ucraina-Russia e Israele-Palestina.
In realtà penso che ci siano alcune analogie, è il problema di convivenza tra comunità diverse.
Negli ultimi anni in Alto Adige la situazione era stabile, gli allevatori non avevano più i problemi delle greggi sterminate, e gli escursionisti si avventuravano nei boschi senza timore.
Tutto questo fino a che qualcuno nel nome della biodiversità e del fatto che una volta i territori erano popolati da specie oramai estinte, ha pensato di reintrodurle.
Sono nati i primi problemi seri, delle volte risolti con l'abbattimento di animali e lotte giorno per giorno tra ambientalisti e popolazioni locali.
Se c'è una cosa che non si può rinfacciare a chi vive della natura come in Alto Adige è la coscienza ambientale.
Sanno difenderla e farla fruire. Ma come mai ad un referendum oltre l'80% ha sostenuto l'allontanamento degli orsi reintrodotti?
Bisogna prendere atto che la convivenza è un equilibrio, se una specie si è estinta può anche essere effetto di una stabilizzazione, era incompatibile con l'uomo in quel contesto.
Questo non vuol dire che non si possa fare qualcosa per mantenere la biodiversità, ma certamente non agendo in posti dove nuovi equilibri i sono consolidati.
Generare squilibri è generare conflitti, anche se fatto a fin di bene.
Stesso problema per i cinghiali o i lupi sugli appennini, o tempo addietro con la reintroduzione dei Dingo in Australia che ha generato danni incalcolabili.
Quando sento frasi del tipo 'ma originariamente c'erano' non le trovo giustificazioni valide, il tempo passa e i sistemi si stabilizzano.
Bisogna riconoscere il valore della stabilità, bisogna prendere atto che c'è l'oggi e non si torna indietro.
La stessa cosa avviene, ovviamente su un altro piano, con le popolazioni.
Ci sono popolazioni di origine etnica diversa, lingue e religioni diverse, queste popolazioni sono sparse su territori governati da regimi diversi.
Anni di guerre e non solo hanno portato a stendere dei confini, ed inevitabilmente non tutte le popolazioni si trovano dalla parte dove preferirebbero stare.
Ci si metta che quando uno stato ritiene di avere un sufficiente supporto dalla popolazione, o per motivi diversi magari economici o strategici, scatena una guerra per ridefinire i propri confini.
La guerra è sempre la fine di una stabilità, magari precaria.
L'integrazione è una necessità solo per chi non è disposto a spostarsi.
Le popolazioni o si integrano o è giusto che vivano separate.
Io amo il mio paese anche se ci sono tante cose a livello governativo che trovo folli, avrei preferito per alcune cosa vivere in un paese dove esiste e vengono premiati, giustizia, merito, l'onestà.
Se vivo ancora qui è perché mi rendo conto che al momento per me è il 'meno peggio'.
Nel contesto in cui vivi seguo le regole, anche quelle che non condivido, magari lotto per far cambiare queste regole ma le rispetto.
Se la situazione diventa intollerabile (e devo dire che in qualche caso ci avevo pensato), mi sposto in un paese diverso, nuove regole nuovi vantaggi e svantaggi.
I confini nel tempo dovrebbero sempre più perdere di significato, bisognerebbe avere il coraggio di creare un punto zero i confini sono quelli di oggi e non si discutono.
Popolazioni che non condividono le regole del proprio regime dovrebbero essere libere di spostarsi in paesi diversi (e per molti paesi così non è, ne per chi lascia fuggire ne per chi accoglie).
Ma alla base ci sta il concetto che se ti sposti in un paese con regole e valori diversi devi rispettare queste regole, magari potrai batterti per farle cambiare ma le rispetti.
Se decidi di spostarti in Italia dove non esiste la poligamia, dove è vietata l'usanza da noi considerata barbara dell'infibulazione, non puoi trasgredire.
Altrimenti ti sposti in un paese dove queste cose sono tollerate.
Se vieni a casa mia le regole sono le mie, così come se vengo a casa tue le regole che devo rispettare sono le tue.
Ma dato che se vieni a casa mia lo fai per tua scelta, sei sempre libero di scegliere una casa diversa.
Se andassi in Afghanistan dove le donne devono portare il velo lo dovrebbe anche dare la mia compagna, ma dato che la ritengo una usanza barbara, non ci vado.
Ogni guerra è frutto di rancori tramandati da generazioni e rinnovati.
Pensiamo quello che è successo con l'attentato alle 'Torri Gemelle', l'esito non è stato solo una montagna di morti innocenti.
Una intera etnia ha fatto scatenare contro di se un odio che spesso è ricaduto su persone che magari si erano integrate in altri contesti.
Ha scatenato un odio verso gli islamici per molte persone assolutamente immotivato.
Stessa cosa sta avvenendo con i Russi o con Israeliani e Palestinesi, più si combattono più fomentano odio contro la propria etnia.
Potrai vincere una guerra, ma la catena di odio che hai seminato la raccoglierai negli anni a venire.
Come si potrebbe cambiare qualcosa?
Dare un vero potere (a maggioranza e senza veti) alle Nazioni Unite (dove ogni paese ha il peso in rapporto alla propria popolazione).
I confini non si toccano (esiste l'oggi, dimentichiamo ieri).
Chi si sposta da un paese all'altro lo può fare liberamente ma rispettando le regole del paese che lo accoglie, pena l'espulsione.
Chi non è disposto ad una vera integrazione deve scegliersi un altro paese.
Se una etnia decide di isolarsi e rendersi autonoma generando un nuovo stato con costituzione e tutto il resto, oppure annettendosi ad un altro stato, lo può fare.
Ma lo si può fare sulla base di un referendum gestito e verificato dalle Nazioni Unite, con una forma di regime 'democratico standard' (tutto da definire), che impedisca entro il possibile si origini una oligarchia o una dittatura.
Per fare una cosa di questo tipo occorrono regole estremamente stringenti altrimenti meglio la stabilità attuale.
Chiunque attacca il 'vicino' non necessariamente per annettersi territori, va isolato e sanzionato, con l'isolamento economico e sociale, la reazione non deve essere dell'attaccato, ma di una forza di interposizione internazionale.
E se due paesi non riescono a stare vicini si creano dei 'paesi cuscinetto' sotto controllo delle Nazioni Unite.
Spero che un giorno qualcosa di simile si verifichi, magari non sarò lì a vederlo, forse lo vedranno i miei figli, i figli dei miei figli, ma ci spero.