Il mio blog da sempre si occupa di tecnologia, etica e comunicazione.
Non è il primo articolo che scrivo sull'argomento (che è il tema di discussione quotidiano).
Ovviamente non ho conoscenze mediche, il mio è il punto di vista di chi è abituato a gestire, analizzare e strutturare dati, correlarli,reperire informazioni.
Sono uno semplicemente che cerca di farsi un'opinione come tutti.
I miei vecchi articoli non li tiro mai via, semplicemente perché riscritti con le conoscenze di allora li riscriverei uguale.
Metto magari correzioni o annotazioni, se letti in contesti differenti possono portare a comportamenti scorretti o pericolosi, parlando di cose che poi si sono rilevate diverse da come erano state previste o presentate.
Occorre avere il coraggio delle proprie opinioni, ho vissuto Internet ancora da quando si usava Mosaic e si scriveva sui forum, i social non esistevano.
Alcuni forum (ad esempio it.comp.database.msaccess) li avevo fondati io, e sono discussioni tecniche che vanno avanti da vent'anni, da sempre ho insegnato che Internet sarebbe stato importante, non tanto per la pubblicazione di contenuti stile 'volantino', quanto per la condivisione di esperienza tra le persone.
Poi la cosa è cresciuta con Facebook e tutto il resto, ma quando i social non erano più per esperti ma per la gente comune, la montagna di spazzatura ha aiutato la pluralità, ma ha celato le informazioni importanti.
Poi nel tempo sono nati meccanismi per veicolare il consenso, per fare soldi con clamorose notizie false, e pescare il buono che comunque sempre c'è, è diventato ancora più complesso.

Fatta questa premessa dopo questo tsunami che ci ha travolto, penso sia il momento per tante considerazioni.
Evidentemente nulla sarà come prima.

La nostra non è la prima pandemia della storia, ma è sicuramente la prima nell'epoca della globalizzazione e dei social.
La stessa situazione, tanti anni fa, sarebbe stata vissuta come una tragedia locale; chiudiamoci in casa, speriamo di sopravvivere, chi si ammala preghi nella speranza di guarire.

Oggi invece tutti cercano di informarsi, sono praticamente due mesi che su tutti i canali televisivi è un fiorire di interviste e esperti, politici epidemiologi ecc.
Montagne di grafici, dati che la gente non capisce (anche perché spesso finalizzati più a sposare delle tesi, che a far capire la situazione).
In pratica abbiamo in TV quello che troviamo su Internet.
Una massa di informazioni smisurata in cui dobbiamo vagliare il tutto e il contrario di tutto, con informazioni anche di grandi esperti che si contraddicono e che cambiano idea.
Veramente un caos in cui fare pulizia è dura.

Quindi per informarsi bisogna prima di tutto capire alcune regole dell'informazione e della scienza in generale.
La gente vuole certezze, ma non si possono dare certezze su una materia controversa in divenire, in cui nessuno le ha.
Allora bisogna cercare di capire 'la verità più probabile', e avere anche l'elasticità di cambiare opinione se si scopre nel tempo che le cose non sono come sembrava o come ci sono state presentate.
La scienza ricerca una verità assoluta (ma non si saprà mai se l'ha raggiunta), spesso il progresso rivoluziona le conoscenze.
Bisogna avere una posizione, ma a mano a mano che emergono evidenze scientifiche, bisogna avere in coraggio di cambiarla (la scienza si basa su questo).
Da sempre la mia regola è 'difendo le mie posizioni con convinzione, ma se mi dimostri un errore, non ho problemi a correggermi, diventerà la mia nuova posizione da difendere'.

Quando è cominciata questa storia tutti minimizzavano (io compreso rifacendomi al giudizio medio della stragrande maggioranza degli esperti).
Mi chiedevo che senso aveva tanto allarmismo quando dicevano che l'influenza aveva tassi di mortalità superiore, non si parlava della contagiosità e dell'enorme latenza prima della comparsa dei sintomi.
Il primo dato che ho dovuto cambiare è stato il tasso di mortalità dell'influenza stagionale che in seguito si è capito era estremamente inferiore.
A mano a mano che emergevano aspetti nuovi, cambiava di conseguenza il mio punto di vista.

Questo non vuol dire impanicarsi, attualmente in Italia sono morte 26.000 persone circa, ma in un paese di più di 60.000.000 di abitanti, non dimentichiamolo mai!
Anche se ci ammalassimo, 26.000 sono i morti, ma su circa 200.000 contagiati.
Nel tentativo di capire dove stesse il rischio ricordo quando ho letto del pericolo di infezione per contatto (che era evidentemente un aspetto spaventoso), la cosa è stata minimizzata anche qui dalla stragrande maggioranza degli esperti.
Certamente forse il desiderio era stato quello di contenere il panico, ma se il problema esiste ed è pericoloso, bisogna avere il coraggio di dire con un po di 'tatto' che esiste.
Vero è che anche su questo fronte allora non sembravano esserci certezze, questo un po giustifica.
Anche perché se poi si scopre che non è vero è procurato allarme (in Italia poi magari ti denunciano).
In ogni caso c'era una quasi unanimità nella comunità scientifica a dire che la trasmissione per oggetti contagiati era possibile ma estremamente improbabile.
Sono gli stessi che oggi consigliano di spruzzare disinfettante per le strade.

Sull'origine della pandemia ho già espresso le mie opinioni nei precedenti articoli, e più passa il tempo più rafforzo le mie opinioni (sul laboratorio di Wuhan, pipistrelli e tutto il resto).
E vedo che nella comunità scientifica la cosa si sta rafforzando.
Al momento è una cosa su cui quasi tutti convergono.
Ora non c'è tempo, non ci sono le condizioni sociali economiche e politiche per aprire la discussione, ma questo 'errore' alla Cina costerà caro.
La Cina, che ha innegabili responsabilità, non potrà sottrarsi al giudizio del resto del mondo.
Ci sono strutture molto capaci a occultare certe informazioni, ma non puoi nascondere un elefante in casa, soprattutto se in casa siamo in tanti.
Cara Cina il resto del mondo ti chiederà conto di questo, ne sono convinto.

Nel giudicare certe scelte nella reazione ad una situazione evidentemente nuova, non bisogna essere troppo critici.
Ad esempio la scelta oggi 'allucinante' di spostare gente contagiata in reparti separati dentro alle case di cura, è stata fatta quando ancora non ci si rendeva conto dell'estrema contagiosità dei soggetti e dell'importanza di mascherine, guanti, disinfezione e tutto il resto.
La premessa è che molte volte si fa presto a giudicare con il senno di poi.
Probabilmente hanno pensato di mettere persone in ambienti dove fossero accuditi e con personale infermieristico.
Quindi anche chi magari ha isolato i soggetti prendendo delle allora 'normali' precauzioni (allora non si sapeva che non bastavano minimamente 'normali precauzioni'), non si è reso conto dell'errore clamoroso.
Farlo con le conoscenze di oggi sarebbe un crimine, ma va giudicato con le conoscenze di allora.

Il paradosso che il virus ha fatto più danni in una delle regioni meglio organizzate dal punto di vista sanitario, non oso pensare fosse accaduto in altre parti del paese.
Capisco anche la ritrosia a adottare misure importanti, acquistare montagne di mascherine, respiratori ecc.
Tutti a dire che bisognava pensarci prima, ma immaginiamo che qualcuno l'avesse fatto e non fosse successo niente.
Penso a Milano che ha organizzato la terapia intensiva in fiera, e tutti oggi a dileggiare perché non serve (fortunatamente).
Se a Milano l'infezione avesse dilagato, sarebbero tutti a criticare che non si sono organizzati per tempo.

All'inizio come ci sia aspettava è stato uno stillicidio di Fake News, ma la gente finalmente ha cominciato ad essere più critica.
Personalmente quando vedo condivisioni poco convincenti approfondisco sempre per stroncarle sul nascere (alcune poi sono evidentissime).
Finalmente Whatsapp ha messo il limite sul numero di condivisioni, questo aiuta tantissimo.
Ma vedo che anche i gruppi internet che frequento in cui cassavo quasi tutte le notizie evidentemente false o quasi false (pur sapendo di rendermi antipatico).
Alla fine hanno imparato a essere molto più attenti, ed infatti oggi di sciocchezze ne girano molto di meno (anche perché degli scoop su Whatsapp in un paio d'anni penso di averne visti passare meno di 10).

In un mondo in cui ogni paese si fa i fatti propri e vive con disprezzo l'ingerenza degli altri, ricordando una vecchia canzone abbiamo capito che 'gli altri siamo noi'.
La globalizzazione globalizza anche i rischi.
Avere migliaia di aerei che spostano in poche ore persone tra un paese e l'altro, vuol dire spostare velocemente merci, lavoratori, ma anche droga e infezioni.
Quindi smettiamola con le ipocrisie del 'sono fatti nostri', se c'è una cosa che questa infezione ha insegnato, è che i fatti del nostro paese sono 'fatti di tutti i paesi'.
Le bugie della mancata democrazia di un paese possono essere il pericolo per tutti gli altri.
I mercati vivono non tanto dell'economia reale ma delle aspettative e della credibilità.
Dire 'siamo guariti' vuol dire 'comprate le nostre merci che sono sicure, qui è già passato tutto'.
La Cina è un paese di 1,4 miliardi di abitanti, dichiara 5 contagi ma girano tutti con le mascherine, sono tutti scemi? Oppure siamo noi che facciamo finta di crederci?
E' sbagliato raccontare frottole ma anche esagerare nell'enfatizzare il nostro problema.
La comunicazione va gestita in modo consapevole, all'inizio ci siamo presentati al mondo come i padri dell'epidemia.
Altri che avevano situazioni analoghe lo hanno comunicato con meno enfasi.
Ed ecco navi da cui gli italiani anche sani non potevano scendere ma gli Iraniani sì, merci che tornavano indietro ecc.

Come è stata affrontata la situazione in Italia?
A mio parere alcune cose sono state azzeccate (la quarantena in casa per tutti, anche se, col senno di poi, doveva scattare prima).
Altre le ho trovate assurde, attività permesse in certe aree e non in altre, cercare di discriminare sulle attività.
Ricordo una cena in un locale stretto (ripensandoci mi rendo conto del rischio corso), poi sono andato a ballare con una persona in una sala semideserta.
La prima era una attività consentita, la seconda (rispetto alla prima a mio parere a rischio zero), era permessa solo perchè nella regione accanto.
In ogni caso quando il problema era stato presentato molto più marginale, tutti abbiamo corso dei rischi spaventosi.
Se penso che lo scorso anno ho lavorato in tante zone a rischio della Lombardia oggi al centro delle cronache, mi rendo conto del pericolo.

Oggi i comportamenti fanno la differenza.
Vedo persone che si aggregano fregandosene di tutto e di tutti, ma sono la minoranza e questo mi consola.
Oggi probabilmente (fatto salvo la sfortuna che comunque esiste), se ci comportiamo in modo intelligente dovremmo essere abbastanza tranquilli.

I provvedimenti del Governo Italiano anche questi sono estremamente discutibili.
Alcuni assolutamente illogici.
Qui non si decide solo di salute, ma di economia, di pace sociale e di ordine pubblico.
Quindi chi decide non possono essere solo medici ed epidemiologi.
Pensate quando si è deciso chi doveva aprire o chiudere sulla base dei codici ATECO.

Ricordo frasi del tipo 'Tutti a casa fermiamo tutto'.
Mi suona un po come 'Fermate l'aereo voglio scendere'.
Ma pensiamoci bene:
Tranne il medico dell'ospedale...
tranne l'infermiere che lo assiste ...
tranne il benzinaio che fa la benzina al medico all'infermiere e alle ambulanze ..
tranne il meccanico che aggiusta la macchina di medico, dell'infermiere e le ambulanze ...
tranne il vigile che controlla se hai diritto di spostarti ..
tranne chi ripara e fornisce gli strumenti medicali ...
tranne l'informatico che assiste il sistema se si pianta ...
tranne il bar che dà loro da mangiare a ora di pranzo ...
tranne chi dà da mangiare agli ospedali, al meccanico, al trasportatore, al vigile ..
tranne chi produce gli alimentari per l'ospedale ...
tranne chi trasporta le cose che andremo a mangiare ..

In un mondo globalizzato è quasi impossibile discriminare cosa fermare e cosa no, è un assurdo.
Senza contare gli aspetti economici, se alla fine di blocco hai la gente guarita, ma la guerra civile con gli assalti ai supermercati perché le persone non sanno come mangiare, è una follia.
A mio parere dovevano essere rigorosissimi i controlli nelle fabbriche (ma senza minacce di chiusura in caso di illeciti, semplicemente pene responsabilizzanti a chi doveva dirigere e controllare).
Protocolli stringenti anche comportamentali ma di buon senso.
L'economia non andava fermata, lo dice un privilegiato che ha sempre potuto lavorare.
La gestione economica della crisi a mio parere è stata un errore clamoroso.
E infatti se guardiamo in giro tutti gli altri paesi si sono comportati diversamente.
Le aziende che presentano più di tot contagi vanno messe in quarantena.
Saranno loro a prendere tutte le precauzioni perché il virus non si diffonda internamente (se vogliono sopravvivere).
Alla fine sarà colpa dell'Europa che non presta soldi ad un paese sommerso dai debiti.

Europa, parliamone, l'Europa è un unione monetaria dove esiste il diritto di veto.
In pratica 'ci stai dentro finché ti fa comodo'.
Ha garantito anni di pace e questo è un bene, ma o diventa qualcosa di più (e se non ora quando?) oppure salta tutto.

Quanto alle regole di convivenza.
La quarantena ha avuto alcuni meriti, far capire la gravità della situazione, e avere il tempo di far capire come ci si comporta.
Penso che il tutto vada ridotto a poche regole elementari.

Stare distanti (in tanti casi un metro è poco), se si è vicini mettere le mascherine, se tocchi oggetti potenzialmente infetti (maniglie, bottiglie a un tavolo ecc.) disinfettarsi.
Sui guanti (tranne per chi per lavoro è costretto a toccare cose sicuramente contaminate), la gestione è complicata, se i guanti si sporcano è come avere le mani sporche, a mio parere meglio sporcarsi e disinfettarsi subito.
Se si generano assembramenti anche minimi, l'autorità pubblica deve intervenire.
Gli stessi esercenti dei locali/negozi devono essere obbligati a far rispettare le regole, dando loro l'autorità di cacciare chi non le rispetta.
Anche la polemica su quante mascherine al giorno. Uno come me che non tocca nessuno, che vive minimo a 4 metri di distanza dagli altri, ha sempre la mascherina dietro.
Mi serve quando mi devo avvicinare (e ho dietro l'alcool per pulirmi se serve).
Ma uso la mascherina complessivamente 15 minuti al giorno, è ovvio che per un bel pezzo la riutilizzo.
Per un operatore sanitario evidentemente è diverso.

Ecco che finalmente non avremo più delle normative di evidente non senso.
Se corro per i campi (anche senza mascherina), passando accanto ad una persona a 5 metri di distanza, sono sicuramente molto più al sicuro che in coda al supermercato dopo aver toccato tutti gli oggetti sul bancone.
E penso che il mio fisico (e i soldi del sistema sanitario nazionale), trovi molto più giovamento in questo, che se sto a casa a mangiare sdraiato guardando la TV.

E che dire di quel sindaco che ha cominciato a chiedere adempimenti burocratici ai volontari che fanno le mascherine da casa per aiutare?
Mi viene in mente quando col terremoto in una tendopoli d'estate un privato aveva regalato una piscinetta per i bambini.
L'avevano transennata perchè la normativa prevedeva il bagnino e tutto il resto (che contava se tutto attorno c'erano almeno 10 mamme?).

Le urgenze (e il ponte 'Morandi' lo dimostra ma il Coronavirus ancora di più), richiedono risposte forti e convinte.
Certo la cosa viene molto bene ai regimi in cui non c'è democrazia.
Ci vuole una Democrazia 'snella', in particolare in urgenza, siamo il paese della Democrazia delle carte bollate.
Quello che è avvenuto in due mesi, nel prossimo anno potrebbe dare lavoro ai tribunali per vent'anni.
Abbiamo dovuto bypassare anni di normative farraginose e lungaggini burocratiche.
La stesa democrazia è basata su un parlamento che va avanti per decreti legge, ovvero il contrario della democrazia.
Bisogna avere un sistema che sia democratico anche in emergenza.
Alla fine salteranno fuori tanti che avranno approfittato di questi controlli rimossi.
'Poche regole fatte rispettare', è la regola che un paese che si dice civile e che funziona e che l'Italia non imparerà mai.
Da chi non paga il biglietto del Bus, a chi occupa l'appartamento di un anziano ricoverato per il Coronavirus ecc. ecc.
E non intasiamo i tribunali perché uno ha dato del cretino ad un altro e tante altre stupidate!

Insomma.
Una nota di speranza.

Il Coronavirus ha insegnato tante cose.
Chi come me fa Smart-Working da una vita (molti clienti non li ho mai visti dal vero), è contento che si sia diffuso.
A casa faccio molte più ore e gestisco meglio i miei orari, tanto lavoro per obbiettivi.
Nonostante questo mi è toccato andare in alcuni casi a lavorare fisicamente in ditta, magari in un ufficio in cui ero da solo.
Questo perché il mondo va avanti ma la vecchia imprenditoria ancora non capisce, che sono i risultati e gli obiettivi quello che fa la differenza, e non se ti vedono seduto.

Le videochiamate, due mesi fa sembrava cose da supertecnici.
Tutti hanno capito finalmente che sono tecnicamente fattibili.

La scuola ha capito che esistono anche le lezioni On-Line, avrei preferito che le soluzioni fossero più univoche.
Non solo ogni scuola, ma ogni docente usa quello che gli pare.
Ci sono docenti che hanno messo tre mesi a capire che non ci voleva una scienza a insegnare On-Line (ma dover convincere un insegnante che deve studiare anche strumenti che non gradisce è il paradosso).

Internet è il nuovo sistema per comunicare, immagino se mia madre lo scorso anno non avesse cominciato a usare il tablet.
Oggi è l'unico contatto con i nipoti e il resto della famiglia.
Finalmente tanti lo hanno capito.
Poi si è dato uno stop al 'consumismo', mi figlia ha capito che uscire a cena con le amiche quasi tutti i giorni forse era un eccesso.
Oggi in quarantena viviamo quasi esclusivamente On-Line (e forse alla fine apprezzeremo un po di più l'Off Line).

Quando tutti cantano dai balconi, quando tutte le persone di buon senso rispettano la quarantena mi sento orgoglioso della nostra italianità.
Ho riscoperto un paese che va rifondato nelle regole, una montagna di norme dannose inutili, un paese fantastico che ha più monumenti del resto del mondo, fatto di persone fantastiche e sociali.

Purtroppo affossato dietro false garanzie, montagne di norme che vengono fatte rispettare solo quando fa comodo.
Dove nessuno che vuol fare qualcosa che è giusto, ha la garanzia di non violare inutili e sconosciuti adempimenti.
Non si ha il coraggio di fare nulla per timore di essere denunciati per qualcosa, e magari scagionati in rovina dopo dieci anni.
Fino ad ora il risultato di tutto ciò erano debiti e denunce.
Ora sono morti ...

'Abbiamo fatto il paese facciamo gli italiani'.
Celebre frase.
Aggiungerei: 'Abbiamo fatto l'Italia facciamo l'Europa' e forse un giorno 'Abbiamo fatto l'Europa facciamo il mondo'.

Abbiamo un paese con un apparato normativo che non va.
Il sistema di norme italiano non funziona! Il Coronavirus è servito solo a metterlo in chiaro per chi ha ancora dei dubbi.
Ogni governo dice che lo semplificherà, e aggiunge norme a norme.
Mi consola il fatto che se uno dei tanti paesi europei 'ci conquistasse' (spero senza guerre), da quel momento si adotterebbe un sistema sicuramente meglio del nostro che sta funzionando, paradossalmente forse sarebbe una soluzione.
Ma comunque se si va avanti così ...