Prendo spunto da una splendida trasmissione radiofonica Melog di Gianluca Nicoletti, in particolare faccio riferimento alla puntata in cui si parlava degli attacchi ai giornalisti.
Una categoria vituperata, con attacchi feroci, accuse di essere falsi e venduti al potere ecc. ecc. Tutto questo frutto della crescita esponenziale del giornalismo fai da te.
Un ottimo tema di riflessione sulla comunicazione. Certamente l'evoluzione dei media ha creato stravolgimenti importanti.

Le news le apprendiamo dai social media su Internet, dalla televisione e dalla radio.
Alla carta stampata ed oggi anche ai blog è delegato solo l'approfondimento e l'analisi più o meno qualificata, idem al dibattito televisivo.
Ai canali social e ai blog, il dibattito a cui spesso possiamo partecipare.

Negli anni non è stato così.
I media predominanti del passato erano TV e radio, il dibattito era circostritto alla cerchia degli amici.
In linea di massima non esistevano le fonti di informazioni non ufficiali.

Internet di fatto ha sbaragliato le carte in tavola, vi è stata la presa di consapevolezza che esistevano tante altre opinioni e che tante cose non erano come ci erano state raccontrate.
Da qui è tutto un fiorire di opinionisti fai da te (ai quali probabilmente appartengo pure io), che comunque spesso hanno creato una 'controinformazione' molte volte falsa e pretestuosa, altre volte sensata.
Ad un certo punto le persone si sono rese conto che la stessa informazione che arrivava dalle fonti ufficiali poteva arrivare dal passaparola senza filtri.
Ricordo quando ero Vigile del Fuoco e la mattina dopo un evento leggevo sui giornali la cronaca di fatti in cui ero stato presente, quante volte leggevo enormi stupidate, frutto di interviste del giornalista al passante di turno, visto che chi sapeva non aveva tempo di dargli retta.
Che dire poi delle notizie palesemente false, anni fa scrissero un'intervista a me all'80% inventata, che dire poi di casa mia fotografata dopo un nubifragio e comparsa su una testata quotidiana per altri tre nubifragi in posti completamente diversi?
Quando c'è la malafede semplicemente la testata e il giornalista si screditano, abbiamo mille altri di cui fidarci.
Quando un giornalista o un blogger sbagliano in buona fede e hanno lavorato per cercare conferme lo accetto, quando scrivono in malafede divento antigiornalista pure io.
I grandi giornalisti non sono solo quelli che fanno gli scoop, ma anche quelli che prendono poche 'cantonate' e quelli che col senno di poi hanno saputo azzeccare previsioni.

Ricordate il gioco del telefono senza fili? Uno dice una frase nell'orecchio del vicino che la racconta all'altro fino alla fine della catena.
Alla fine si scopre che la frase iniziale è totalmente stravolta.
In Internet accade questo, le persone trasmettono le informazioni basandosi sulla catena della fiducia con effetti devastanti.
Il giornalista invece è abituato a raccogliere l'informazione e prima di scriverci/parlarne, verifica non solo le fonti ma cerca delle controprove alla notizia stessa.

Un esperimento che consiglio, prendete un quotidiano di una settimana prima. Troverete notizie errate, previsioni assolutamente sballate ecc. ecc.
Questo penso possa essere un ottimo metro di giudizio per valutare i giornalisti che le hanno scritte.

Con i canali social è il trionfo del 'l'ha detto mio cugino'.
Se mio cugino dice una cosa che è capitata a lui mi fido (o almeno per quanto mi fido della sua parola). Ma se mio cugino mi riferisce cose apprese da altri le persone si fidano troppo, prima di prendere per buona la notizia occorre verificarla ed in Internet ben pochi lo fanno e lo sanno fare.
In fondo cosa c'è di più facile di un Retweet o di un Like?
Ed ecco su Facebook e Whatsapp il trionfo di catene di S.Antonio virali, meglio se poi parlano di CIA, KGB, poteri forti, cospirazioni, complotti, notizie sensazionali, sedicenti esperti; con tanto di 'ci hanno nascosto', 'fai girare', 'urgente' ecc.
Una catena di cavolate spesso davvero facilmente smascherabili da Google, che la gente condivide per via della fiducia nel 'cugino' di turno in modo incontrollato.
Resistere all'impulso del Retweet o Like senza controllo, esaltare una notizia falsa lede la nostra reputazione.

Io so che questo mi rende antipatico, ma penso che sia giusto per chi conosce la comunicazione segnalare sempre e comunque le falsità, le persone devono imparare a essere responsabili di quello che dicono.
Questo non vuol dire necessariamente accusare qualcuno di dire cavolate, anche perchè la gran parte di quelli che lo fanno lo fanno in buona fede o addirittura a fin di bene, vuole essere un insegnare a essere critici, i sistemi di comunicazione di oggi istantanei, potenti, responsabilizzanti lo richiedono.
Ci si metta una legislazione italiana in cui un ladro scoperto in casa spesso ne esce impunito, ma se dici idiota ad uno su Facebook vai nei casini.
Chi scrive su un Blog sa che, soprattutto in Italia è come muoversi in una vetreria e la denuncia è dietro l'angolo anche se si fa tutto nella massima buona fede.

Oggi con i canali social i nuovi giornalisti siamo anche noi, dobbiamo imparare a verificare quello che diciamo, controllare le fonti o scrivere/parlare solo di ciò che si è vissuto in prima persona.
Fidiamoci solo delle persone in buona fede che hanno dimostrato negli anni di essere degne della nostra fiducia.
Dobbiamo conquistare l'autorevolezza (che non è misurabile dal numero di Like su Facebook).
I bravi giornalisti e i bravi blogger esistono e ci permettono di evitare lunghi lavori di verifica delle informazioni, dobbiamo imparare a capire di che fonti fidarci.

In rete stiamo costruendo la nostra reputazione, e difficilmente si torna indietro, pensiamoci.