Per gli addetti ai lavori non c’è nulla di misterioso, per i non addetti sì.
Da tanti anni per il prototipaggio e altro esistono le stampanti 3D così come anche gli scanner 3D ma adesso cominciano ad entrare nel mondo consumer.
Erano dispositivi costosi usati per fare cose di nicchia.
Ora a casa uno con qualche migliaia di euro può scannerizzare un vasetto e poi stamparlo identico (ma fatto di un materiale diverso, di norma una resina o un materiale plastico).
Sono operazioni di norma piuttosto lente e la ‘cartuccia’ della stampante non rende certo l’operazione a costo zero.

In fondo può essere una sorta di ‘teletrasporto’, tu scannerizzi il vasetto in Cina io lo stampo in Italia.
Questo è già fattibile come dico a costi relativamente bassi.
E allora dove possono nascere i problemi etici, scannerizzi un oggetto coperto da diritto d’autore, magari lo butti in rete, e tutti con quel file lo ricostruiscono senza dare nulla a nessuno.
Ancora più eclatante esiste una pistola in materiale plastico funzionante (ma piuttosto pericolosa anche per chi la usa), scarichi il file, te la stampi in casa e la usi.

Per i diritti d’autore come da sempre sostengo vedo un inevitabile affossamento che costringerà a rivedere tutta la normativa in chiave estremamente meno restrittiva.
Per il secondo aspetto qualcuno già ipotizza sistemi in grado di riconoscere la pericolosità dell’oggetto in stampa.
Ecco come le logiche di sicurezza facciano sempre comparire timori di tecnocontrollo.

Rassegnatevi, sul secondo punto, come spesso può accadere l’operazione non potete impedirla, dovete perseguire chi usa la pistola non chi se la costruisce, o se la stampa.