L’AGCOM pone delle domande sui diritti d’autore alle quali rispondo volentieri.

1. Perché il diritto d’autore, che fuori dalla rete è riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?

Fuori rete la gente compra un oggetto fisico (un libro ad esempio), che si porta dietro delle regole, se dovesse pagare separatamente il libro dai suoi diritti, non so quanti sarebbero disposti a pagarli.
Attenzione le regole del libro fisico spesso sono migliori di quelle dell EBook su Internet, il libro se voglio lo regalo, me ne faccio una fotocopia casomai si rovinassero alcune parti, non mi sparisce dalle mani per un guasto informatico o un problema tecnico di chi me lo ha venduto.

2. Perché coloro che criticano il provvedimento AGCOM non criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale? Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di censura?

E’ giusto perseguire chi ha fatto la prima copia e l’ha messa in rete.
E’ ingiusto perseguire chi la copia in rete se la scambia, in quanto una volta in rete diventa inevitabilmente parte del sapere comune.
Se qualcuno divulga un segreto é perseguibile, ma tutti quelli che ora lo conoscono no.

3. Perché dovrebbe risultare ingiusto colpire chi illegalmente sfrutta il lavoro degli altri?

Certo che é giusto colpirlo, ma di che lavoro stiamo parlando?
Se fai un concerto la gente paga l’ingresso, la donna delle pulizie e l’orchestrale, poi magari si compra il DVD del concerto.
Ed é giusto far pagare tutto questo.
Nella tua sala hai diritto di vietare riprese con telecamera o altro, ci sono i tuoi addetti alla sorveglianza che giustamente applicano le regole che accetti all’ingresso.
Se uno riesce a filmarti la serata perché non sei riuscito a proteggerti e mette i contenuti in rete, se lo individui é giusto tu possa perseguirlo.
Ma chi copia in rete il contenuto postato non sente di compiere un illecito perché attinge da quello che é divenuto patrimonio comune.
E’ ingiusto chiedere alla collettività di far pagare la pretesa di diritti su ciò che é inevitabilmente divenuto sapere comune.

4. Perché si ritiene giusto pagare la connessione della rete, che non è mai gratis, ed ingiusto pagare i contenuti? E perché non ci si chiede cosa sarebbe la rete senza i contenuti?

Perché i contenuti sono il sapere umano, il sapere é sempre esistito, prima del Copyright, dei brevetti, di Internet e di tutto il resto.
In fondo non sto scrivendo dei contenuti pure io in questo momento?
Se i vostri contenuti non volete si diffondano non usate Internet, ma alla fine ci rientreranno ugualmente, alla fine tutto diventa inevitabilmente parte del sapere comune.

5. Perché il diritto all’equo compenso viene strumentalmente, da alcuni, chiamato tassa? Perché non sono chiamate tasse i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici, ecc.?

Perché tutti trovano giusto pagare l’acquisto di un bene o di un servizio (compreso l’accesso a un concerto), ma non sono disposti a pagare la conoscenza e il sapere comune.
In pratica un file non può portarsi dietro una tassa, la ‘gente comune’ lo percepisce come ingiusto.

6. Perché Internet, che per molte imprese rappresenta una opportunità di lavoro, per gli autori e gli editori deve rappresentare un pericolo?

Erano un pericolo le audiocassette per i venditori di fonografi, i CD per quelli di audiocassette, i DVD per i venditori di CD ecc.
Si chiama progresso, i tempi cambiano, se non cambi il tuo lavoro sparirà.

7. Perché nessuno si chiede a tutela di quali interessi si vuole creare questa contrapposizione (che semplicemente non esiste) tra autori e produttori di contenuti e utenti?

Perché l’utente é contento che l’autore produca i contenuti, paga i concerti, magari compra i CD, ascolta la musica (anche copiata magari in formato mp3), fino a qui contrapposizioni non se ne vedono.
Poi un giorno arriva l’AGCOM, che probabilmente non é mai andata in una scuola media dove su 100 telefonini 99 contengono file mp3 senza licenza (uno no perché l’utilizzatore non sa come si usa), e dice che é illegale.
Sempre la stessa frase stracitata di Churchill, “Se tre persone fumano sotto il cartello divieto di fumare gli fai la multa.
Se trenta persone fumano sotto il cartello divieto di fumare chiedi loro di spostarsi. Se trecento persone fumano sotto il cartello divieto di fumare togli il cartello”.

8. Perché dovremmo essere contro la libertà dei consumatori? Ma quale libertà? Quella di scegliere cosa acquistare ad un prezzo equo o quella di usufruirne gratis (free syndrome) solo perché qualcuno che l’ha “rubata” te la mette a disposizione?

Perché Internet é oggi il magazzino della conoscenza, quello che ci finisce dentro, comunque ci arrivi, arricchisce tutti e questa é l’unica cosa che a tutti interessa.
Il termine ‘rubare’ é inappropriato, uno ti ruba l’auto tu resti senza e lui ne ha una rubata, se uno ti copia un file tu hai sempre il tuo e lui ne ha uno uguale.
Il sapere si diffonde così, si impara dagli altri, non si ruba il sapere degli altri.

9. Perché nessuno dice che l’industria della cultura occupa in Italia quasi mezzo milione di lavoratori e le società “over the top” al massimo qualche decina? E perché chi accusa l’industria culturale di essere in grave ritardo sulla offerta legale di contenuti, poi vuole sottrarci quelle risorse necessarie per continuare a lavorare e dare lavoro e per investire sulle nuove tecnologie e sul futuro?

Ricavarsi lo spazio nel mercato richiede abilità anche perché il mercato cambia.
Potete organizzare manifestazioni, concerti, giocare sulle sponsorizzazioni, creare contenuti di qualità dandoli a un prezzo equo che renda svantaggioso lo scaricamento da Internet.
Mal che vada venderete piadine all’uscita dai concerti!
Oppure continuerete a combattere nella boscaglia quando la guerra é finita da un pezzo.

10.Perché, secondo alcuni, non abbiamo il diritto di difendere il frutto del nostro lavoro, non possiamo avere pari dignità e dobbiamo continuare a essere “ figli di un Dio minore”?

Perché siete coloro che possono governare la transizione verso un libero sapere, la gente non ha mai ascoltato tanta musica e fruito di tanti contenuti multimediali come oggi.
E vede un gruppo che si lamenta che non vende più i fonografi.
Putroppo il mondo cambia e se non cambiate pure voi finirete inevitabilmente travolti e tutti continueranno a guardarvi come “figli di un Dio minore”.