Chi mi conosce o legge il mio Blog sa che mi sono da sempre scagliato contro tecnologie di tracciamento internet o di Trusting Computing ma questo non esclude una mia opinione diversa su banca dati DNA e impronte digitali (bambini compresi, dall’età in cui sono in grado di delinquere).

Sappiamo che tutte le tecnologie sono fallibili, falsificabili e che una forte concentrazione di dati estremamente personali in un unico posto è piuttosto pericolosa.

Le impronte digitali sono un sistema di identificazione rapido e a basso costo per individuare ad esempio persone che si presentano ai commissariati con 30 nomi diversi.
Il DNA è uno strumento estremamente più potente ma relativamente ‘lento’ e costoso.

Sono daccordo sulle impronte digitali per tutti (compreso me e i miei figli), se poi qualcuno delinque (o danneggia le proprie impronte) si tracci anche il DNA.

Attenzione però a

1) modalità di raccolta
2) modalità di stoccaggio ovvero sì all’impronta/impronte in un microchip no a quella visibile all’esterno stile vecchia carta d’identità.
4) rigore assoluto nella gestione della banca dati centrale con procedure che diano a pochissimi in modo estremamente tracciato il diritto di accedervi.
5) divieto assoluto a chiunque di possedere archivi personali con tali dati di terzi (fatto salvo utilizzo proprio, ovvero io per accedere al mio PC ci tengo dentro le mie impronte)

Penso che, per le persone oneste il rapporto costi/benefici sia nettamente a favore del tracciamento (pur consapevole di tutti i rischi e dei tanti argomenti a sfavore che esistono).

La spesso citata frase di Benjamin Franklin “chi è disposto a sacrificare la libertà in cambio della sicurezza non merita né l’una né l’altra cosa” in questo caso non mi vede daccordo.
Teniamo conto che la libertà non è un bene assoluto, la convivenza e la pace oggi in gran parte è dovuta all’imposizione di regole che inevitabilmente limitano la libertà.
La libertà di ciascuno deve trovare spazio in mezzo alle libertà degli altri ne consegue inevitabilmente una serie di limitazioni da cui deriva la possibilità di un vivere ordinato e civile.